venerdì 8 gennaio 2010

Il fante e il re

A volte si vivono esperienze molto difficili da descrivere, e si può chiaramente avvertire che le parole che si usano per raccontarle agli altri sono inefficaci. La sensazione che si prova nel pronunciare queste parole è, di solito, la pesantezza; alcuni con una metafora descrivono uno stridio tra i denti. E' quasi scientificamente provato che il tono di voce si abbassa in direzione dello stomaco quando si ricordano i dettagli più intensi.

C'era una volta un re, che viveva in Francia, in un castello circondato interamente dal mare e sorretto da scogli neri dove si abbattevano forti le onde durante le notti d'inverno.
Il re viveva nel castello assieme alla sua servitù, ma non aveva famiglia; aveva solo una figlia, Arianna. Arianna era nata durante una notte di ferragosto in cui il sole e la luna si erano uniti in uno stesso punto del cielo. Per questa strana congiuntura degli astri, la bambina non poteva mai essere sfiorata da mano umana, poiché al minimo tocco, la sua pelle chiara e pallida come la luna si sarebbe gravemente bruciata. La bambina visse per 18 anni nel castello sul mare senza mai mettere piede a terra, circondata dall'amore del re e della servitù, accarezzando solo i gabbiani che andavano ogni giorno a posarsi sul suo balcone. Ma una sera, mentre guardava l'orizzonte piatto in lontananza, il suono di un violino la raggiunse. La musica proveniva da una barca che si era ormeggiata sugli scogli, vicino al castello. A suonarla era un soldato bruno e bellissimo. Illuminata dai raggi della luna, Arianna si avvicinò alla barca del soldato.

Uno dei problemi su cui l'umanità si è più intensamente interrogata nel corso dei secoli è il rapporto che si istaura tra la parola che descrive, e la vita che scorre. L'uomo da sempre ha avvertito tra le due dimensioni una linea d'ombra incolmabile.
In un'epoca storica del tutto particolare, poi, a cavallo tra il '700 e l'800, si è pensato che il linguaggio e la razionalità non fossero in grado di comprendere le profondità dell'animo umano. Altri modi per esperire la vita furono considerati superiori. Il culto dell'arte nacque allora; e tra le arti, fu la musica ad essere considerata la via diretta per l'esperienza dell'Infinito.

Ma anche il re aveva sentito il suono del violino, e accorse presso la barca del soldato un attimo prima della figlia.
"Fante! - urlò - Sei il benvenuto nel mio castello per il tempo di cui le tue vele hanno bisogno. Ma non sfiorare mia figlia per alcun motivo, è questa l'unica legge che devi rispettare."
Il fante rispose al re con un lieve inchino, e con un sorriso si voltò a guardare Arianna. Avvicinandosi a meno di un metro da lei, le porse il suo violino, assieme all'archetto, e con un altro inchino risalì sulla barca, issò le vele, e si allontanò verso l'orizzonte.
Quella stessa notte Arianna suonò lo strumento per la prima volta, e numerose ne trascorsero di notti, bianche, finchè non ci fu nessuno nel regno che sapesse suonare il violino meglio di lei.

Quando non ci fu più nemmeno un accordo che non avesse suonato,
Arianna capì che era momento di andare. Una notte, quando fu sicura di non essere intravista, lasciò il castello. Una sola lacrima le solcò il viso, al ricordo del padre. Mentre si incamminava per la prima volta sulle strade del regno di Francia, Arianna si imbatté in un villaggio in festa. A dei musicisti che suonavano, Arianna chiese il permesso di suonare il violino, e il paese intero cadde nel silenzio più profondo per ascoltare quella musica. Quando ebbe finito, Arianna, alzando lo sguardo, incrociò nella folla quello del bel fante che le aveva regalato il violino. Lui la avvicinò, e come i musicisti presero a suonare le melodie di Arianna, le chiese la mano per una danza. Un attimo solo di esitazione provò lei, nell'avvertire un filo di bruciore sulla mano destra quando toccò quella di lui; e un'ondata di calore le attraversò il corpo quando lui la strinse a sè nella danza. Eppure, la felicità fu tale, che nel danzare stretta al suo fante, il dolore per Arianna divenne un ricordo lontano. Fu sulle ultime note della melodia che stringendola a sè, il fante sentì il calore inondarle completamente il corpo, fino a quando il suono dell'ultimo violino si affievolì, e Arianna si spense tra le sue braccia.

Il mattino seguente, un messaggero fu inviato al re con il compito di comunicargli il destino della figlia.
Il re ascoltò il racconto del messaggero, gli asciugò le lacrime e lo lasciò tornare a terra. Poi, da solo e nel silenzio della servitù, si ritirò nella stanza della figlia. Sul letto, trovò il violino che Arianna gli aveva lasciato, e accanto ad esso, uno spartito su cui era riportata una musica composta da lei. Era una mazurka, dal titolo "Il fante e il re".

Fu così che nacque la Mazurka francese, assieme alla legge, che vige ancora oggi in Franci
a, di ballarla solo di notte, e per le strade delle città. E ancora oggi, chi balla e ama intensamente questa danza, mentre ascolta le sue note, sentirà sulla propria pelle un lieve bruciore, e nell'animo una vertigine acuta, dovuti al ricordo di quell'amore lontano che si consumò in una notte tra un fante e la figlia di un re, e che rivive in ogni notte di Mazurka sulla pelle di chi ascolta e danza la sua musica.



3 commenti:

  1. La storia non solo coglie l`anima del pezzo, ma gli dona ulteriore valore. Le tue parole mi hanno toccato corde profonde... corde che vibrando hanno dato vita ad una melodia unica... una melodia che spero di poter presto ballare con te.
    Grazie di questo regalo.
    Mauro

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  2. ..ricordo e nostalgia, parole e musica si fondono in un incantevole sogno che risveglia emozioni lontane..

    Azzurra

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