lunedì 18 gennaio 2010

Genealogia di un amore

Si racconta che in Giappone, alle volte, i fiumi e i laghi diventino incredibilmente pescosi. I pesci sembrano lanciare se stessi fuori dall'acqua e aprire le branchie all'ossigeno. Contemporaneamente, vermi e serpenti, se è inverno, si precipitano fuori dalle tane, lasciando la terra in cui si erano rifugiati per raggiungere il mondo di superficie. Lì all'aperto però muoiono tutti per il freddo eccessivo.

Esistono dei segni che la vita ci fa trovare sulle strade che percorriamo, mentre le percorriamo, che testimoniano l'imminente verificarsi di un evento. Nel presente essi non ci parlano; ma guardandoci indietro, se la nostra memoria li ha conservati, essi ci sveleranno tutta la loro eloquenza. I segni dell'arrivo di un amore sono, tra tutti, quelli più pittoreschi, ma allo stesso tempo i più difficili da individuare, perchè imbrigliati nella rete delle casualità.
Così, nel raccontarmi la storia di come si sono conosciuti i suoi genitori, Ari inizia dal finale...
...e quando mio padre porse la forchetta al gruppo di ragazze nel supermercato, mia madre urlò: "Dan!"...
Partendo da quel grido, la genealogia di questo amore procede all'indietro, per rintracciare le radici che hanno fatto sì che quel grido fosse possibile e i segni che lo annunciarono, silenziosamente, nel passato.
Le ragazze sono le amiche della madre di Ari; sono ebree, appartenenti a famiglie emigrate in Argentina durante la seconda guerra mondiale; e sono in viaggio per l'Europa. Nel preciso istante in cui la madre di Ari grida "Dan!", si trovano all'interno di un supermercato di Gerusalemme. Non conoscono nessuno in quella città, quindi quando una di loro grida il nome del soldato israeliano che raccoglie con gentilezza la forchetta caduta di mano ad un'altra, lo stupore è generale.
Il soldato in divisa è il padre di Ari.

Il mistero di quel grido si svela con un'immagine, quella di due famiglie ebree che nonostante la storia, l'esodo, la tragedia, e l'oceano, tengono vivo il focolare della memoria, e dell'amicizia. La madre di Ari aveva visto fin da bambina le fotografie di Dan, il padre di Ari. L'amicizia di queste due famiglie si alimentava di lettere e fotografie, e qualcosa nella memoria di quella bambina dovette scattare nel memorizzare le immagini di un ragazzo che viveva un continente lontano.
Così, quando nel supermercato di Gerusalemme, un uomo in divisa raccolse una forchetta sfuggita di mano, i segni, le fotografie, le lettere, le parole raccolte dalle conversazioni in famiglia, le discussioni a tavola sul destino degli amici in Israele, le telefonate, la nostalgia, tutto questo ed altro ancora che era accidentalmente appartenuto al passato mostrò il proprio significato. E nel sentirsi chiamare, Dan avvertì la particolare bellezza dell'inspiegabile.
A me, cui questa storia è stata raccontata in una notte di viaggio, l'imprevedibilità con cui la vita rivela i suoi trucchi disseminando segni per le strade delle persone ha fatto pensare al comportamento degli animali, che molto prima degli uomini avvertono l'arrivo di un terremoto, o una calamità naturale. Gli animali improvvisamente assumono attegiamenti inspiegabili, in preda ad un'atipica follia. In quel momento essi, in realtà, sono dei segni. Solo il verificarsi improvviso della calamità naturale rivelerà l'essenza dei loro comportamenti, come dimostra quanto raccontano i guardiani di un parco naturale in Sri Lanka. I guardiaparco riportano che dopo lo Tsunami, non furono trovate carcasse di animale in nessun angolo. Elefanti, antilopi, felini... gli animali dovevano aver sentito ciò che stava per accadere, ed essersi ritirati sulle colline.

Nessun commento:

Posta un commento