martedì 16 marzo 2010

Grande Geppina

E' arrivato il momento di dedicare due parole ad una donna molto particolare, la cui conoscenza è stataper me ed è, un vero onore.
Innanzittutto, un ringraziamento ufficiale all'uomo di Geppina, che mi ha dato un passaggio per attraversare mezza Italia, prendendomi ad una fermata della metro rossa di Milano, zona Rho, e portatandomi fin sotto casa, a Napoli. In giacca e cravatta, con una macchina fantastica, mi ha portata in viaggio con sè. Tra le mille storie che ho ascoltato da lui, c'era anche quella di Geppina.
Le storie avevano più o meno tutte come tema o il viaggio, o l'amore. O (cosa per me di bellezza quasi divina) entrambe le cose assieme.
Viaggi in moto da Lisbona a Madrid. Partite di calcio in Cina. Matrimoni mancati in Messico. Tutte storie raccontate mentre l'Italia srotolava i suoi appenini, le sue pianure e i suoi paesaggi sotto gli occhi veloci di chi viaggia a 130.
Ma soprattutto, Geppina. Anzi Grande, Geppina. Con Lei, una classe di allievi della Lega Navale di Napoli ha vinto il Campionato Primaverile qualche anno fa. Geppina è una magnifica barca a vela. Una terrazza quando si è in porto, dopo una regata, con le vele piegate, e si prende il caffè, o si mangiano gli arancini sbagliati; una pantera in mare, quando la si timona facendo attenzione alle raffiche, e si ha una randista di tutta classe.
Amatissima, Geppina dorme sonni tranquilli in attesa di regate e crociere. Porta il nome di una madre, ma è un'amante fedele.
Arriverà ad Ibiza un giorno o l'altro.
Lo spirito con cui è amata dal suo uomo, e da tutti gli altri che ci salgono, o che anche solo ne parlano, mi ha ricordato di quella libertà che coltivo in una parte di me. La stessa che si eccita all'idea di una grande partenza. Che si emoziona quando si è in mare, con le onde e il vento. Che si inorgoglisce quando si raggiungono gli obiettivi. Che trema a guardare negli occhi qualcuno.
Geppina è così bella perchè è il simbolo di un senso di libertà enorme, quello che ti sveglia alla vita quando sei a largo e nel vento; quando sei in viaggio per qualche terra straniera; quando sei innamorato. Ma è ancora sveglia alla vita la mano che piega le vele quando sei in porto; il piede che mette il cavalletto alla moto; l'occhio che si chiude addormentandosi sereno, senza contraccolpi. La vela educa al senso della vita. Ai suoi opposti, alla pazienza, all'adrenalina, alla prudenza e al coraggio. Una delle prime cose che mi fu detta da un istruttore di vela, qualche mese fa, fu che la vela è lo sport di chi ama la vita.
Geppina ricorda ai suoi amanti l'impegno del vivere pienamente ogni istante. Non soltanto quelli in cui vai di bolina.

lunedì 1 marzo 2010

Spirited away. E tornano le notti

Primo marzo. Lunedì. Tipico giorno in cui le donne dicono...comincia la dieta. Ma anche giorno in cui la dieta, altrettanto tipicamente, non comincia mai. Per me il primo marzo è anche il primo turno del mese all'Hostel of the sun. Molto serenamente, vado incontro alle mille attività con cui marzo mi terrà impegnata (...prima tra tutte... attendere un paio di gradi in più per fare il primo bagno dell'anno).
Questa notte è stata tranquilla. C'erano stasera in ostello sia il proprietario che un altro dei receptionisti della notte, venuto qui a passare un pò di tempo; quindi, l'atmosfera era serena, con ben 6 occhi aperti a controllare.
E, ora che per forza di cose mi tocca star sveglia per aspettare l'arrivo di 2 ospiti e far loro il check-in, mi metto a pensare alla stranezza dei casi; a ciò che si deposita sul fondo per riemergere a tempo debito, quando (forse per caso?) era giusto che riemergesse.
Mesi fa, in chat con un amico spagnolo, gli chiedo cosa rappresentasse la foto che aveva come profilo. Mi risponde che è un cartone meraviglioso, e si fa promettere che lo avrei guardato. (Quella conversazione finiva anche con un'altra promessa da parte mia: quella di scegliere per il mio piano di studi un esame su Heidegger). Heidegger l'ho poi scelto, e ho anche miracolosamente superato l'esame, con tanto di complimenti accademici per aver brillantemente risposto a domande su uno dei libri del professore (libro in realtà da me mai aperto). Ciò che invece non avevo mai fatto era guardare quel cartone.
Si sarà intuito che stasera uno degli ospiti dell'ostello ha scelto di guardare proprio il dvd del cartone in questione.

Spirited away ( "La città incantata" in italiano) è un premiatissimo film d'animazione giapponese, una fiaba bellissima. Il ritmo è lento, come una culla. La fotografia è un sogno. La storia è una poesia, quella poesia che appartiene alle cose più semplici, che però ci accomunano tutti. Non avrei immaginato, quando mi fu chiesto di guardarlo, che questo cartone avrebbe saputo parlarmi così bene dell'amore.
La storia stessa è carica di simbolismo, di rimandi, di metafore che comunicano moltissimo, anche se appartengono ad una tradizione culturale diversa dalla nostra. L'animo umano , a certe profondità, si lascia narrare dagli stessi miti raccontati in tutto il mondo in lingue diverse, a metà tra la ragione e il sogno.
Al centro di tutte le vere storie, poi, c'è una storia d'amore. Non una love story in stile americano, con l'eroe che salva la bionda dalle bionde trecce e gli occhi azzurri. Magari a cavallo. Il cavallo immancabilmente bianco (fosse mai che al posto del cavallo ci trovassimo un asino.... che amore sarebbe?) In Spirited away, è lei a salvare lui. E lo fa grazie ad un ricordo, che ritorna a galla inaspettatamente, chissà da quali profondità, per restituire incredibilmente a lui la sua identità.
Ciò che si è arenato sul fondo, ritorna, a tempo debito, in superficie.