martedì 23 febbraio 2010

Assis, sur le bord du lit...

Come avevo previsto, al mio ritorno ho trovato una Napoli vestita di primavera. Sembra quasi maggio qui, e non febbraio. E per salutare l'arrivo del bel tempo, quale modo migliore di passare una giornata con Grande Geppina?...
..Del viaggio fatto resta un'immagine, incisa nella memoria dalla forza del silenzio in cui l'ho vissuta. O meglio... il silenzio era quello delle parole. Risuonava al loro posto la melodia di un violino francese.
L'immagine che conservo parla di un'abitudine, la sera: due persone abbracciate, scalze; su un tappeto di un salotto, mentre fuori la temperatura scende sotto lo zero. E lentamente, iniziano una danza...
..mi correggo... del viaggio conservo una miriade di immagini, che si sovrappongono le une sulle altre come in un sogno surrealista. Il tempo diventa relativo nel ricordo, e ciò che importa sono solo istantanee... un cappuccio rosso calato fino sugli occhi a coprire lo sguardo... un cane minuto che impara a ballare... un robot.. l'elenco sarebbe lungo.
Il mio viaggio inizia con l'acquisto di una mozzarella da portare a Torino, mangiata con gran gusto da tutti gli amici che c'erano a cena quella prima sera. Devo riconoscere il primato all'organettista dei Terminal Traghetti. Tra lui e Mozzarella, è stato vero amore. E poi, ecco che già il tempo scompare dal mio ricordo, e ad averla vinta sono le musiche e le danze di quella notte, una specie di battesimo, l'inaugurazione del nostro viaggio. Tante altre se ne sarebbero ascoltate e danzate.... la tamurriata ballata sul tram in centro Torino con Ach, sotto gli occhi curiosi dei passeggeri... il canto di Attila in piazza Castello, accompagnato dalla chitarra di Lucio, in attesa del resto del gruppo ... le scottish con Vincenzo, in stile napoletano... le pizziche con la bella Maud... i concerti dei francesi a Milano... le Klandestine... i violini di Maud e Lucio nella chiarissima aria di montagna... e naturalmente, quell'immagine, che percuote la mia memoria come il ritmo della pizzica di San Vito, diventando un mio battito vitale.
Dopo due giorni a Torino, il viaggio dei napoletani prosegue nel Tartarugo di Attila, che ci porta tutti a Milano per un concerto; il Tartarugo non deve aver gradito, perchè durante la notte ha deciso di spostarsi, e per ritrovarlo abbiamo faticato non poco. Si era accucciato in un parcheggio lungo un Naviglio. Dopo quella notte, le strade dei napoletani si sono divise. La mia, mi ha riportata a Torino, accolta dalla migliore tradizione culinaria sicula trapiantata nel cuore del Nord Italia e da una piccola principessa di nome Arianna, che a quanto pare coltiva passioni molto simili alle mie. Le montagne imponenti e imbiancate che si stagliano all'orizzonte sono uno dei privilegi dei torinesi. La mia ultima sera mi ha regalato un concerto bellissimo dei Terminal Traghetti, e nuove danze del sud. Grazie, per questo, alla bella Maud. Ma anche ai musicisti, naturalmente. Ed anche a due istanti (sì, proprio due) che rivivo costantemente nella memoria.
La fine del viaggio mi è stata annunciata in grande stile da una voce femminile amplificata da un altoparlante dell'aereporto di Torino. 15 minuti prima della partenza dell'aereo per Napoli, la sottoscritta era ancora comodamente seduta all'ingresso dell'aereoporto. Quasi nello stesso istante in cui mi dico... forse è il caso di andare... sento chiamare il mio cognome dagli altoparlanti, che mi annunciano l'ultima chiamata del volo Torino-Napoli. Era il caso di andare.
Come raccontavo oggi a Grande Geppina...

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