lunedì 16 novembre 2009

La memoria poetica

Questo blog nasce da un'immagine ritrovata nella memoria. L'immagine di un ragazzo inginocchiato a fotografare il vetro quasi sgretolato all'ingresso di una stazione della metropolitana. Forse l'urto di una pietra, non so. Ma il vetro è lì, non più integro, anzi pieno di crepe, che non lasciano trasparire ciò che dall'altra parte ancora c'è e ancora succede. Un vetro divenuto muro. E prima che un soffio di vento lo abbatta definitivamente, c'è un ragazzo inginocchiato davanti al vetro come fosse il muro del pianto, il suo occhio umano e cieco è divenuto l'obiettivo di una macchina fotografica, la sua preghiera silenzioso sguardo. Ed è inverno, pomeriggio inoltrato quindi buio, il ragazzo ha uno zaino, e sul viso serietà e dedizione infinite. Da quella immagine, e dalla missione che forse incarnava, nasce questo blog.
Ognuno di noi fa esperienza nel corso della propria vita della memoria poetica. Per la memoria poetica i ricordi non sono reliquie di un passato che nostro malgrado ci si è attaccato alle suole delle scarpe; coinquilini scomodi del condiminio affollato che è la nostra coscienza.
I ricordi della memoria poetica sono i segni dell'essere. Qui dicendo "essere" non intendo affatto richiamare i grandi battaglieri della guerriglia metafisica che dalla Grecia alla Germania ha infuocato animi e intelletti. No. I ricordi della memoria poetica sono i segni di un essere che chiamiamo (e a Kundera la definizione sarebbe piaciuta) : l'esperienza estetica di sè e del mondo.
Quando, a fianco, o al di sopra, dell'immediatezza con la quale viviamo il presente, lasciamo che una parte di esso si trasformi in memoria poetica, abbiamo trovato nel reale un segno di bellezza e armonia che può essere oggetto di opera d'arte. Il piacere dell'osservazione e il gusto per il dettaglio.
E la memoria poetica di cui ognuno almeno una volta fa esperienza nella vita è il ricordo di un amore.
Ogni storia d'amore assomiglia ad un'opera d'arte. Ricordare l'amore è come contemplare l'opera di qualcun'altro, quasi non ci appartenesse che in minima parte, quasi dovessimo guardare indietro attraverso le crepe di un vetro infranto, muniti di un obiettivo fotografico per proteggere uno sguardo ingenuo e troppo umano.

A quel ragazzo che fotografava il vetro e al suo ricordo lontano che ho conservato, dedico questo blog, chissà quali meraviglie avrà fotografato con i suoi occhi da allora.

2 commenti:

  1. Mary.. sei meravigliosa! Spero di avere tue notizie presto(ad esempio: dove ti collochi nel mondo adesso???).. Un abbraccio dalla tua compagna d'università più bionda di tutte!!! saluti dai monti, Luisa;)

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